Attraverso una porticina all’interno della sacrestia si accede alla Cappella del Tesoro, in origine detta anche delle Reliquie o Reliquiario. Il termine tesoro, infatti è riferito non tanto ai preziosi quanto ai resti dei santi. Come la sacrestia, fu portata a termine dall’arcivescovo Cervantes alla metà degli anni sessanta del Cinquecento.

Essa è costruita da un piccolo ambiente molto raccolto di soli 36 metri quadri, fornito in origine di un abside centrale, chiusa successivamente nella parte basa a formare un grande armadio contenitore.

Del periodo iniziale restano solo le fasce di pavimento laterali in piccole quadrelle maiolicate dipinte a mano, mentre il resto dell’ambiente risente della profonda ristrutturazione operata entro il 1730, come si legge dall’epigrafe in controfacciata.

Entro questa data fu dipinta la volta, secondo un gusto barocco, raffigurante Il Paradiso Salernitano, ricco delle immagini di santi le cui reliquie si trovano nella cattedrale di San Matte.

Le pareti sono decorate, invece, con quadrature architettoniche, soprattutto colonne e finestre con vasi, che consentono una dilatazione ottica dello spazio. L’autore è il pittore beneventano Filippo Pennino, attivo nell’area salernitana nei decenni centrali della prima metà del XVIII secolo.

Nel locale sono custodite le cinque statue d’argento che sono portate in processione il 21 Settembre (la statua lignea raffigurante San Giuseppe non è custodita in Cattedrale).