Fortunato, Gaio e Ante, santi e martiri. Il proprio dei Santi della chiesa Salernitana ricorda al 30 Agosto il martirio di questi tre santi, collocandolo in Salerno, durante la persecuzione di Diocleziano e sotto il proconsole Leonzio. Non vi sono altre notizie documentate del loro martirio, né maggior luce ci viene da unapassio, redatta non prima del sec. XI. Secondo il Delehaye, Fortunato sarebbe il martire ricordato nel Martilorogio Geronimiano il 1° settembre con l’indicazione topografica di Cartagine, mentre Gaio ed Ante sarebbero, il primo un autentico martire di Ancira in Galazia commemorato nello stesso martirologio il 31 agosto, il secondo invece sarebbe da assimilare con “ Anthineo”, nome corrotto di Ancira e ricordato alla stessa data.
Peraltro il culto di questi tre martiri è antichissimo nella città di Salerno, in cui, già nella prima metà del sec. IX, è ricordata l’esistenza di una chiesa fuori le mura, presso il fiume Irno, luogo del loro martirio. In tale chiesa, che esisteva ancora nel sec. XVI, furono conservate le reliquie dei tre martiri, fin quando le frequenti scorrerie dei Saraceni non indussero il vescovo Bernardo, nella prima metà del sec. X, a trasferirle in città, nella chiesa di S. Giovanni Battista. Quando poi questa venne demolita per dare posto al grandioso tempio eretto dal Guiscardo in onore dell’ Apostolo S. Matteo, l’arcivescovo Alfano I, nel marzo 1081, le collocò nella Cripta di esso, sotto l’altare, che egli dedicò ai medesimi martiri. Di questa nuova traslazione rimane prezioso documento l’iscrizione originale marmorea, posta a copertura del loculo in cui erano state collocate le reliquie. Tale iscrizione, con le rispettive urne delle reliquie, fu rinvenuta nel 1954, quando l’arcivescovo di Salerno, Demetrio Moscato, per una migliore sistemazione dell’altare, procedette a una ricognizione canonica delle reliquie. Il culto dei tre martiri e la presenza delle loro reliquie in Salerno sono inoltre attestati da documenti del sec. X, dalle Bolle di Leone IX e Alessandro II, dagli inni che Alfano I compose in loro onore e dalla stessa toponomastica medievale, che aveva intitolata una delle porte della città al Martire Fortunato.
Tratto da: Cfr AA.VV. Bibliotheca Sanctorum Città Nuova editrice, Roma, 1964, vol. V